Fata morgana: romanzo by Alberto Vigevani

Fata morgana: romanzo by Alberto Vigevani

autore:Alberto Vigevani [Vigevani, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
Google: VJ1CAQAACAAJ
editore: Mondadori
pubblicato: 1978-10-13T22:00:00+00:00


Ho sempre pensato che i monumenti siano il risultato di rimozioni, per lo più collettive. Ora, sembrerebbe che voglia fare di te un’appannata eroina - ne sono tentato, d’accordo, ma è un altro discorso -, creare un piedistallo alla tua figura per riscattare le mie colpe. Alludo a quelle dimenticate, o allontanate con semplici amputazioni. Dapprincipio, infatti, ero persuaso che le mie colpe verso di te fossero soltanto le più ovviamente, dovrei dire doverosamente, esistenziali, che avevi di certo perdonato. Ma quelle a cui mi riferisco adesso, non credo le hai nemmeno conosciute, o piuttosto vagamente, tanto uscivano dalla tua cornice vitale.

Tutto è ancora partito dall’altro giorno al cimitero (dal primo e dal secondo insieme, per essere esatti). Dicono che seguire i funerali sia salutare al massimo grado, poiché offre il destro di toccare con mano la propria, per un momento incontrovertibile, vitalità. Inconsciamente, debbo aver assaporato quella soddisfazione, mentre ti venivo dietro con sincera sofferenza. Una cosa non esclude l’altra. “Hai preso due piccioni con una fava”, avresti detto. Senza dubbio, sei al corrente (forse lievemente ti urta) che invece io evito, per quanto possibile, di partecipare ai funerali, o mi attengo alla sequenza iniziale, l’unica che rivesta ancora una vernice di solidarietà umana. Non vi assistevo da tanto, fino in fondo, che al tuo mi sconvolse l’aggiornamento tecnologico del processo, la soppressione dell’identità soggettiva perseguita attraverso macchine e specialisti molto asettici, in cui si rendeva palese il rifiuto, da parte della collettività, non solo della morte astrattamente, ma di ogni singolo defunto. Al punto di trattarli come residuati notoriamente inquinanti. Le strutture arcaiche possedevano riti meno ecologici ma più riguardosi.

Tanta efferatezza mi parve - scusa se mi ripeto - un’offesa alla tua e anche alla mia dignità, che ne veniva aggredita da più lati.

Con la prospettiva di un uguale destino finale, tra l’altro, non bastava la soddisfazione di constatarmi ben vivo. Alle battute d’inizio, avevo pensato che mi fosse concesso, attraverso la tua morte, di riscattare anche l’idea della mia. Qualcuno ha detto che la morte è l’unica certezza che possiamo nutrire. In ogni caso, nell’assumere la porzione di colpa che mi spettava, in quanto membro d’una comunità così insensibile e materialista, ritenevo di non averne ancora altre, in più delle generiche o esistenziali. Di potermi liberare da quell’aliquota con la mia rigorosa, seppure tacita ribellione. Volevo uscire dal cimitero socialmente contrito, ma nell’intimo gratificato. Le cose sono andate in modo diverso.

Ora, che ho creduto di averti quasi raggiunto, o di essere almeno a metà del percorso, mi accorgo invece che tutto si mette a sbandare e a scricchiolare, dopo le vignette dell’idillio, le elegie spalmate di miele. Non cominciare, ti prego, a sorridere e a compatire! Anzi, se c’è un momento in cui devi assolutamente voltare il capo dall’altra parte, è proprio questo. Non sei obbligata, comunque vada, ad ascoltare ogni cosa! Sono contento, invece, che nella presente circostanza tu non mi dia retta, e io possa, chissà, tirare una buona volta le somme. Se non altro



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